PMA

Diagnosi di infertilità e PMA: il supporto psicologico

Prosegue il percorso di informazione sul mondo della procreazione medicalmente assistita e oggi parliamo di supporto psicologico.

Spesso le coppie che affrontano un percorso di PMA non sanno dell’esistenza e nella necessità di un affiancamento psicologico: i momenti di sconforto, i traumi, le tempeste di umore rappresentano un banco di prova e una grande fatica per i singoli individui ma anche per la coppia e può rivelarsi di grande aiuto parlarne.

La dottoressa Martina Larini, psicologa,  ha risposto a 5 domande frequenti proprio sul rapporto tra PMA e supporto psicologico

1. Quando fare il primo colloquio?

Questa è sicuramente una domanda molto comune e molto importante da approfondire, soprattutto se consideriamo che l’infertilità colpisce il 30% delle coppie dei paesi industrializzati, con una crescita costante di anno in anno.
I momenti più critici nella vita di una coppia che si trova a dover affrontare un ostacolo nel proprio progetto condiviso di creare una famiglia sono sicuramente:
• il momento della diagnosi di infertilità;
• il percorso (prima, durante e dopo) la procreazione medicalmente assistita, sia che si tratti di un’omologa, sia che si tratti di un’eterologa.

Proviamo ad entrare un po’ nei dettagli. Il momento della diagnosi è un momento molto difficile nella vita sia della coppia che del singolo. Nessuno durante la propria giovinezza mette in conto di poter far fatica ad avere un figlio, quindi è un evento imprevedibile e traumatico per tutte le persone coinvolte.
I partner si trovano di fronte al trauma di non poter realizzare i propri sogni in termini di genitorialità e generatività all’interno della coppia; inoltre si trovano di fronte alla problematica del condividere o meno questo ostacolo con le persone che li circondano, famiglia, amici, colleghi di lavoro, che spesso chiedono, in maniera più o meno diretta, rispetto all’arrivo di un figlio. Insomma, la coppia da un giorno all’altro si ritrova a dover gestire sia dinamiche interne che il mondo esterno, con differenti sentimenti come la vergogna, il senso di colpa, la tristezza, la rabbia, la confusione, lo stress. È evidente come in questo momento un supporto psicologico da parte di un professionista, uno spazio nel quale la coppia possa sentirsi accolta e libera di esprimere le proprie emozioni, è fondamentale per mantenere integro il legame, aiutare nell’elaborazione sia della diagnosi che dei sentimenti ad essa associata e favorire una funzionale comunicazione di coppia.

In questi primi incontri, è importante anche aiutare la coppia a essere consapevole e informata rispetto a tutte le opzioni a loro disposizione.
Un altro momento molto importante e delicato è sicuramente il percorso di procreazione medicalmente assistita, nel quale la coppia attraversa differenti fasi sia a livello medico che a livello psicologico, ed è importante concedersi uno spazio nel quale tutta questa “confusione” possa essere affrontata, dandogli un significato condiviso e sentendo il partner vicino, sostenendosi reciprocamente.

 2. Ogni quanto incontrare lo psicologo?

Come professionista consiglio una cadenza settimanale, che potrà poi essere modificata nel tempo arrivando a incontri bisettimanali e infine mensili in vista di una chiusura del percorso psicologico e il raggiungimento di un buon livello di benessere emotivo e relazionale sia individuale che di coppia.
È fondamentale sottolineare però che ogni persone e ogni coppia è unica, quindi anche il percorso psicologico

 3. Quali sono i benefici?

Come già accennato precedentemente i benefici sono molteplici, come ad esempio aiutare la coppia all’accettazione della diagnosi, poter gestire ed elaborare le emozioni che emergono, preservare la coppia migliorando la comunicazione aperta, mantenendo integra la vita emotivo-relazionale e rispettando le reciproche tempistiche di elaborazione del lutto.
Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato come un supporto psicologico e quindi una maggior benessere psichico nella persona e nella coppia, sia associato a risultati migliori all’interno dei percorsi di procreazione medicalmente assistita.

 4. Come hackerare la sensazione che andandoci potrebbe significare “avere un problema “?

In Italia, purtroppo, è ancora molto presente questo pregiudizio verso la figura dello psicologo: “non mi serve perché non sono pazzo”, “se devo parlare con qualcuno posso farlo con un amico”, e tanto altro.
Lo psicologo è una figura che lavora in differenti aree e contesti; è sicuramente vero che lavora anche con chi soffre di disturbi psichici, ma la maggior parte del lavoro è con coloro che stanno attraversando un momento di difficoltà o un ostacolo in una fase della propria vita. Inoltre, lo psicologo lavora anche con coloro che non hanno problematiche ma che semplicemente hanno voglia di conoscersi meglio, aumentando la propria consapevolezza e il proprio benessere.

Queste due immagini appartengono ad una interessante compagna promossa dall’Ordine Nazionale degli Psicologi, nella quale si è cercato e si cerca ancora oggi di sfatare alcune false credenze sulla figura degli psicologi.

 5. Di coppia o singoli?

La scelta di un percorso di coppia o singoli è unicamente della persona rispetto alle proprie necessità e i propri bisogni. Sicuramente, anche all’interno di percorsi individuali, potrebbero presentarsi dei momenti o delle tematiche nel quale coinvolgere il partner potrebbe essere maggiormente utile al superamento di alcune dinamiche.

 

Grazie mille Dott.ssa Larini, alla prossima intervista!

www.martinalarini.it